Dylan Thomas – Deaths and entrances

Sull’imminente vigilia incendiaria / Di morti e iniziazioni, / Quando i prossimi e sconosciuti feriti sulle onde di Londra / Avranno cercato la tua unica tomba, / L’unico nemico, tra i tanti, che sa bene / Il tuo cuore essere luminoso / Nella vegliata oscurità, fremendo attraverso serrature e caverne, / Scaglierà i fulmini / Per spegnere il sole, si tufferà, monterà le tue chiavi oscurate / E scalfirà soltanto i cavalieri, / Finché l’unico infimo amato / Si stagli come ultimo Sansone del tuo zodiaco.

In Deaths and Entrances ricorre tutto ciò che in Dylan Thomas avevamo apprezzato fin da principio: già nei versi di 18 Poems risuonavano le evidenze misteriose di nascita e morte, creazione e distruzione, laddove in Twenty-Five Poems si avvicendavano eterni i mondi della materia e dello spirito che animano la natura umana. Può stupire, e allo stesso modo non dovrebbe, che la maturità di Thomas si sia incarnata nei suoi successivi componimenti, quelli di Deaths and Entrances, con una nuova serenità che irradia il tragico passaggio dalla luce al buio e dal buio alla luce di nuovo. Ecco perché, animati da una rinnovata e luminosa consapevolezza, i versi di Thomas non risuonano più come pure poesie, bensì come sermoni: Thomas depone la precedente veste di maledetto e si reinizia quale predicatore e riconciliatore. Mai come ora i suoi versi sono scritti per essere detti.