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Valentina Perucca – Il senso che mi fa la parola

(2 recensioni dei clienti)

12.35

Il senso che mi fa la parola è un viaggio che parte dal corpo per farne ritorno dopo averne attraversato le memorie antiche, i disegni ancestrali, il dolore più nascosto e oscuro. È la parola affilata e accurata a dettare i tempi e il ritmo del procedere, scavando insieme un solco che è quasi sempre di riconoscimento, catarsi e salvezza per la protagonista di un’odissea tanto singolare quanto universale. Nella dinamica del corpo, anima e psiche sono continuamente presenti sotto forma di immagini che procedono e si manifestano come nei sogni: per analogia, metafore e talvolta giochi di parole che attraversando spazi nascosti sotto mentite spoglie, svelano la semplice natura del quotidiano. Il verso nella sua ricerca si modella su questo sforzo autentico, carnale, rigoroso, restituendo alla poesia un’insospettabile luminosità, una forza che arriva a travolgere.

Un libro che sa proteggersi da solo, senza bisogno di sostegni. Un libro che, forse, potrebbe essere il riflesso dell’autrice stessa.
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Descrizione

Valentina Perucca vive a Torino dove si occupa di benessere psico-fisico, facendo massaggi e trattamenti ayurvedici. Ha una laurea magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia. Da sempre appassionata di scrittura, nel 2014 pubblica la sua prima raccolta di poesie Di versi amori (Neos Edizioni). Ha un blog: www.quellochevale.it

2 recensioni per Valentina Perucca – Il senso che mi fa la parola

  1. superadmin

    E’ una raccolta veramente contemporanea, che si pone con notevole carica innovativa nel panorama della poesia attuale. Il lettore non può che emozionarsi, prima, e ritrovarsi pienamente, subito dopo, nelle problematiche esistenziali dell’autrice.
    E’ faticoso per un giovane d’oggi il costruire se stesso, la propria personalità, attraverso un vivere che è lotta impervia con sé e con gli altri in un mare di contraddizioni, di rapporti umani logicamente ed emotivamente ambivalenti, dove già il riconoscersi costa lacrime e sangue ma, come risulta chiaro, è l’unica possibile strada per arrivare a capirsi. E la comprensione di sé, l’antico socratico motto “conosci te stesso” è tappa irrinunciabile per arrivare a salvarsi dal naufragio nell’Odissea del vivere.
    Valentina, la giovane autrice, con l’apporto della poesia tenta di chiarire i propri obiettivi. Quale persona vuole diventare? Che cosa nella vita conta veramente per lei, quali i punti fermi, ammesso che esistano, nel magma delle sensazioni ambigue, nelle contraddizioni dei rapporti umani, nella violenza oscura del vivere? Come riuscire, dimenticando disillusioni e tradimenti, a recuperare la fiducia, come perseguire una via verso la realizzazione di una forma di felicità?
    Il pensiero tormentoso, farraginoso, complesso si rivela e si snoda in una espressione poetica, metaforica, immaginifica, propria dei sogni o degli incubi e in un suo linguaggio astruso, tormentato, talora addirittura al limite della liceità sintattica. Una forma espositiva strana, personalissima ma di rara efficacia: colpisce come un pugno e lascia un ematoma indelebile dentro e a lungo visibile fuori. Ma è un livido che permette di fare i conti con le situazioni, di prendersi cura di sé, di medicarsi pur senza dimenticare, ed alla fine di guarire perché la consapevolezza della nostra fragilità è il punto d’avvio per costruire la completezza razionale ed emotiva della nostra personalità, senza soccombere dolorosamente ai nostri fantasmi personali, come pure alle diverse manifestazioni di disumanità e violenza presenti nella società dei nostri giorni.

    Marvi

  2. francesca

    “Il senso che mi fa la parola” edito da Eretica è, parola dell’autrice Valentina Perucca, solo una piccola storia di caos insaziabile, dove per SOLO meglio sostituire ANCHE e per PICCOLA meglio, molto meglio INFINITA.
    Una neverending story a tinte forti, come la sofferenza “addentata”, la bellezza “imponente” e un “noi assembrati”, in cui le “briciole di poesie”, donate ai famelici fratelli e sorelle, “agli angoli della strada”, vorrebbe, forse, l’autrice che bastassero a ergere, da sole, il colosso della Tour Eiffel: raffigurato attraverso la struttura grafica dei versi di “Parigi” e visione della valenza lancinante dei fatti. Francesca Panarello

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