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Poema rapsodico o suite in più movimenti, con immagini e temi che riappaiono, come in un sogno. Se sono i migliori che se ne vanno, i peggiori sono quelli che tornano. Un poema finanche esistenziale. Una tensione, una tenzone, un duello di chi scrive con sé stesso, di questo sé stesso con tutto il resto, in cui trovano spazio l’esperienza personale, la letteratura, l’amore per la poesia e per l’amata, i pensieri da zibaldone, l’aleatorietà delle letture di fisica, biologia, filosofia. La musica, perdio, la musica. Un almanacco, anzi un almanaccare. Fantasie da stròlogo, superfetazioni, sentirsi i dominatori dell’universo, quando non si è padroni manco di alzarsi dal divano. Un tema e variazioni, che comincia dalla fine ma sempre in mezzo alle cose: l’esistenza è male, tutto è nulla, che ce ne faremo mai del niente. In conclusione, perché ahinoi s’ha da concludere: la vita continua a fare schifo.
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Cateno Tempio (Catania, 1983) insegna filosofia e storia in un liceo milanese. Tra le sue pubblicazioni vi sono i due romanzi L’eroe della montagna. Ascesa e cadute di Marco Pantani e Vita in frantumi, una raccolta di racconti dal titolo Milano coast to coast e diversi libri di filosofia tra cui i più recenti sono Il filosofo è un cadavere e Sulle sponde del nulla. Ha inoltre pubblicato due raccolte di poesie, Ultimi versi e Postumi, quest’ultima uscita per Eretica Edizioni.
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