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Francesco Paolo Maccarrone – Trilogia del caos

(3 recensioni dei clienti)

14.25

Trilogia del caos è sostanzialmente una raccolta di poesie, distribuite in tre capitoli, Passapitittu, Improduttivo e Lapalissiano. Le caratterizza uno stile variegato e anticonformista, in cui si alternano rime e verso libero, spaziando su generi e registri diversi. Uno stile impulsivo ma chirurgico, dissacrante ma intimamente romantico, che non esita a penetrare la profondità delle emozioni che può regalare l’osservazione di un banale dettaglio o evento del quotidiano.

 

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Descrizione

PH: Isabella Cacioppo

Francesco Paolo Maccarrone è un autore di poesie, filastrocche e brevi monologhi dal 2009, anno in cui vince nella sezione Poesia inedita del Primo Premio Internazionale di poesia Piero Alinari con Primo giorno di lavoro. Si vanta di aver fatto una ventina di lavori, ma forse è una leggenda.

3 recensioni per Francesco Paolo Maccarrone – Trilogia del caos

  1. EM

    La trilogia è un’emozionante raccolta di momenti, di pensieri, di risate e perché no, anche di amarezze. La vera peculiarità è l’autenticità data in modo assoluto dal modo di scrivere del Maccarone. La sua penna scolpisce i momenti e i pensieri nello stesso istante in cui li vede. Il lettore ha quindi modo di avvicinarsi ai suoi ricordi più intimi, al suo essere, alla sua anima, in maniera diretta come quasi mai accade leggendo.

    Un’altro aspetto clue della trilogia è il retrogusto agrodolce che lascia in bocca. Sebbene certi brani sparino a zero su tutto, annientando ogni sovrastruttura pseudomoralista della società, il lettore non viene mai afflitto dal decadentismo nichilista. Ciò avviene perché fuoriesce sempre la vera anima del Maccarrone, un insaziabile romantico. Egli si nutre di emozioni e le ricerca disperatamente e costantemente in tutti i momenti della giornata e in tutte le circostanze della vita. Inoltre ha la dote e la capacità di notare il Bello, come unico.

  2. Alberto Mirone

    I versi di Francesco sono uno stimolante, suggestivo e piacevole viatico per cui rileggere la vita di ogni giorno attraverso gli occhi, la sensibilità e l’inventiva di un’altra persona; se hai la fortuna di conoscerlo, ti si apriranno le porte di un reame sospeso tra il sogno e la veglia dove regna il puro disincanto nei confronti dell’esistenza, con tutto il suo carico di storture, miracoli e rivelazioni; diversamente, ci si godrà il viaggio quasi allo stesso modo, anzi con una punta di curiosità in più circa le sorti e le ragioni dell’autore. Lettura consigliata per chi crede ancora che le parole sono veramente importanti, cioè autentiche, solo e soltanto quando si scrive, sulla base del fatto che mettersi così a nudo attraverso la parola equivale al riconoscere di non potersi nascondere, specie se a lungo, agli occhi di chi ti osserva. Voglio rileggerti presto, amico mio. Bravo.

  3. Martina Riina

    Quando ho letto per la prima volta la poesia in copertina ho pensato che fosse estremamente appropriata tanto al rosso quanto all’eresia, così come all’essere beffardo nei confronti della vita e al contempo volerle bene. Quando poi mi sono addentrata nella trilogia, quel pensiero ha trovato conferma ulteriore, perché le poesie che vi ho trovato hanno il colore del sangue, della carne e della lotta tra tiranni ed eretici gentili, che non hanno sacrificato all’altare del dogma la possibilità di conoscere e immaginare. Mi è sembrato di scorgere un pesce d’acqua dolce che si tuffa in quella salata, e che per qualche ragione riesce a stare in armonia in entrambe le acque, sopravvive a due stati conosciuti e sconosciuti, familiari e distanti, che sono le superfici dure della vita e le sue morbide pareti nascoste dietro un sentimento o un affetto. Leggendo e saltellando tra le pagine di Francesco, tra parole che sanno dove andare senza aggredirsi tra loro, si sorride e si ammicca ad una certa scaltrezza, che come nei migliori racconti e pellicole di altre epoche, meno scontate e scontrose, suggerisce non una vita colma di rimpianto o fatiche da rivendicare ma la voglia di raccontarne tutto lo strato apparente e non, ironico e amaro, umoristico e faceto, simpatico e urticante, che non giudica e non fa alcun biasimo, alcun paternalismo, bandito ogni pensiero moralista di bassa lega. Ma anche nelle ideologie libertarie, che di tanto in tanto affiorano, il ragionamento sulle asimmetrie di potere non soffoca mai la possibilità di intuizioni inedite, poetiche alterate del vivere e del morire, della presenza e dell’assenza nella storia umana del presente, ricercando anche altrove una qualche umanità, frammenti di quotidianità, famiglia, amicizia e lavoro che dalle immagini, dalle fotografie, dai quaderni, dai giornali, dalle riviste, dai cartelloni pubblicitari, dalle lettere, dalle copertine dei libri volteggiano sino a noi lettori, trovando collocazione in un vivido mosaico di voci e umori. Sembra di conoscerne persone e animali, cose e situazioni, pensieri, emozioni, dolori, che sono suoi e in fondo non ci appartengo, eppure sì.

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